Sara Di Pietrantonio (2016)
Sara, 22 anni, è stata brutalmente uccisa dall’ex fidanzato Vincenzo Paduano. La relazione era finita, ma Vincenzo non accettava il rifiuto. Prima del delitto, aveva minacciato Sara dicendo: “Se mi lasci, ti faccio del male” e “Non puoi stare con nessun altro”. La sua gelosia patologica e il desiderio di possesso hanno portato a una violenza estrema.
Elisa Pomarelli (2019)
Elisa, 28 anni, è stata assassinata da Massimo Sebastiani, un amico ossessionato da lei. Massimo le aveva detto più volte: “Se non sarai mia, non sarai di nessuno” e “Non posso vivere senza di te”. Quando Elisa ha respinto i suoi sentimenti, l’ossessione di Massimo si è trasformata in omicidio, confermando come il desiderio di controllo possa portare a conseguenze tragiche.
Vanessa Zappalà (2021)
Vanessa, 26 anni, è stata uccisa dall’ex fidanzato Antonino Sciuto. Non accettava la fine della loro relazione e le ripeteva frasi minacciose come: “Se non torni con me, te ne pentirai” e “Non permetterò a nessuno di averti”. Dopo una lunga persecuzione, Antonino ha compiuto il gesto estremo, dimostrando un’incapacità totale di accettare il rifiuto.
Deborah Saltori (2021)
Deborah, 42 anni, è stata assassinata dall’ex marito Lorenzo Cattoni, che aveva più volte dichiarato: “Se mi lasci, ti rovino la vita” e “Senza di me, non sei nessuno”. Questa relazione, come molte altre, era caratterizzata da violenza psicologica, che si è trasformata in violenza fisica culminata nel tragico epilogo.
Rossella Placati (2021)
Rossella, 50 anni, è stata uccisa dal suo compagno, che spesso le diceva: “Se mi lasci, ti rovino la vita” e “Senza di me, non sei nessuno”. L’ossessione e il desiderio di dominio su Rossella hanno trasformato la relazione in una prigione di controllo e paura.
Giulia Tramontano (2023)
Giulia, incinta di sette mesi, è stata assassinata dal compagno Alessandro Impagnatiello. Prima del delitto, Alessandro aveva pronunciato frasi manipolatorie e minacciose come: “Se mi lasci, non vedrai mai più nostro figlio” e “Non puoi vivere senza di me”. La gravidanza di Giulia, anziché essere un momento di unione, è stata strumentalizzata per esercitare ulteriore controllo su di lei.
Giulia Cecchettin (2023)
Giulia, 22 anni, è stata uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Filippo manifestava comportamenti ossessivi, accompagnati da frasi come: “Se mi lasci, non so cosa potrei fare” e “Non posso vivere senza di te”. L’incapacità di accettare la fine della relazione ha portato a un epilogo drammatico.
Questi non sono casi isolati. Frasi come quelle pronunciate da Vincenzo Paduano, Massimo Sebastiani e altri assassini si ripetono con allarmante regolarità in molte storie di femminicidio, evidenziando una dinamica comune: il rifiuto della libertà della vittima e il desiderio di controllo assoluto.
Le frasi ricorrenti pronunciate dagli assassini rivelano chiaramente le dinamiche di potere e controllo che precedono l’atto violento.
- “Non sarai di nessun altro”: rappresenta il desiderio di possesso esclusivo, in cui la vittima viene vista come proprietà.
- “Se mi lasci, ti rovino la vita”: esprime una minaccia diretta e la volontà di distruggere la vittima come forma di vendetta.
- “Non posso vivere senza di te”: dietro a questa apparente disperazione si cela l’incapacità di accettare l’autonomia della partner
La frase più ricorrente, simbolo di molti femminicidi
“Non sarai di nessun altro.”
Questa frase, pronunciata da diversi assassini, è la sintesi di una relazione malata basata sul controllo e sulla negazione della libertà dell’altro.
Il Profilo della Vittima
Le vittime di femminicidio sono spesso donne coraggiose, che cercano di rompere relazioni malsane e recuperare la propria libertà. Tuttavia, sono accomunate da alcune dinamiche ricorrenti:
- Desiderio di indipendenza: Molte vittime stanno cercando di porre fine a relazioni oppressive o violente.
- Isolamento sociale: Gli assassini spesso cercano di allontanare la vittima dai suoi cari, privandola di supporto emotivo e pratico.
- Minimizzazione del pericolo: Per paura o per amore, le vittime tendono a giustificare o sottovalutare i segnali di pericolo, come le minacce verbali o i primi episodi di violenza.
Il Profilo dell’Assassino
Gli autori di femminicidio condividono tratti psicologici disturbanti:
- Gelosia patologica: Interpretano la libertà della partner come una minaccia al proprio valore.
- Bisogno di controllo: Vedono la partner come una proprietà da possedere e controllare.
- Escalation di violenza: Passano gradualmente da minacce e manipolazione a comportamenti sempre più violenti.
- Incapacità di accettare il rifiuto: Il no della vittima viene vissuto come un’umiliazione intollerabile, che li spinge a vendicarsi.
La legge offre strumenti potenti per prevenire tragedie, ma è fondamentale che le vittime, i loro familiari e amici agiscano tempestivamente. Denunciare, raccogliere prove e richiedere l’intervento delle autorità sono passi essenziali per fermare la spirale di violenza prima che sia troppo tardi.