Cassazione Civile, Sez. I, Ordinanza n. 26517 dell’11 ottobre 2024: La conflittualità genitoriale e i limiti dell’affidamento condiviso
Nelle delicate dinamiche di una separazione coniugale, i giudici sono chiamati a bilanciare il diritto del minore a mantenere un rapporto equilibrato con entrambi i genitori e le difficoltà che possono derivare da un contesto familiare conflittuale. La Ordinanza n. 26517 dell’11 ottobre 2024, emessa dalla Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione, riafferma un principio fondamentale: l’affidamento condiviso resta una scelta prioritaria, anche in presenza di conflittualità, purché questa non comprometta il benessere del minore.
I fatti di causa
Il caso ha origine da una controversia in materia di separazione, in cui il tribunale di primo grado aveva disposto l’affidamento condiviso dei figli minori nonostante il conflitto esistente tra i genitori. La decisione è stata impugnata da uno dei genitori, che sosteneva che la conflittualità avrebbe reso impossibile una gestione condivisa della responsabilità genitoriale.
La decisione della Corte
La Corte di Cassazione ha confermato che:
- La conflittualità genitoriale non esclude automaticamente l’affidamento condiviso.
- L’affidamento condiviso può essere disposto finché il livello del conflitto non raggiunge un’intensità tale da compromettere il benessere psicofisico del minore.
Principio di diritto: l’interesse del minore resta il criterio guida. Questo significa che, in ogni decisione, il giudice deve valutare in concreto se la conflittualità tra i genitori possa essere gestita senza danneggiare la serenità e lo sviluppo equilibrato del figlio.
In presenza di conflitti gestibili, l’affidamento condiviso rappresenta uno strumento per garantire al minore il diritto a una relazione stabile con entrambi i genitori, favorendo anche un miglioramento del dialogo tra le parti.
Le implicazioni della pronuncia
La Corte riafferma che la conflittualità, pur essendo spesso una realtà nelle separazioni, non deve automaticamente tradursi in una rinuncia all’affidamento condiviso. Tuttavia, quando la tensione tra i genitori rischia di trasformarsi in un fattore destabilizzante per il minore, il giudice ha il dovere di adottare soluzioni alternative, come l’affidamento esclusivo, accompagnate da misure che tutelino i legami familiari.
Cosa possono fare i genitori
Questa pronuncia invita i genitori a riflettere sull’importanza del loro comportamento e sulla necessità di adottare, anche con il supporto di esperti, strategie che minimizzino il conflitto per il bene del minore. L’affidamento condiviso, infatti, non è solo un diritto, ma anche una responsabilità che richiede maturità e collaborazione.
Conclusioni
Con questa ordinanza, la Cassazione ribadisce che il benessere del minore è il faro che guida ogni decisione in materia di affidamento. La conflittualità, sebbene inevitabile in molte separazioni, non deve diventare una barriera insormontabile, a meno che non metta in pericolo la serenità del figlio.